Ruggero e le guazze di San Giovanni
Erba di San Giovanni o iperico
Ruggero Cinotti, barrocciaio, novelliere e fitoterapeuta, il mio bisnonno
Cespugli di iperico sul Monte Amiata, località Poggio Mone, Bagnore
Ruggero Cinotti (1873-1952) è vissuto a cavallo tra l'800 ed il '900. La sua famiglia, da parte del mio trisnonno Giustiniano, proveniva da Poggio a Caiano (Prato), mentre la mamma, Vittoria Marconi, era originaria di Santa Fiora. Aveva sposato Elisabetta Rossi, di Petricci, dalla quale nacquero i suoi due figli, la mia nonna Laura e Vittorio (quest'ultimo rimarrà paralizzato a causa della poliomelite e morirà giovanissimo, all'età di 22 anni). Abitavano a Bagnore, in una casa in fondo al paese, sulla strada che porta a Santa Fiora. Nonno Ruggero era frattalico, oggi si direbbe un uomo multitask, svolgeva, infatti, diverse attività e tutte con grande passione: il barrocciaio, quando trasportava generi di scambio alimentare da Bagnore a Montemerano e viceversa; il pastore, con il suo gregge di pecore e la produzione di formaggio, perché secondo la sua teoria chi possedeva le pecore n'avrebbe mai tremato; il fitoterapeuta, occcupandosi della raccolta di erbe spontanee medicinali della nostra montagna e producendo oli ed unguenti per curare le malattie della pelle (si rivolgevano a lui molte persone che venivano addirittura dalla Maremma); il novelliere (e questa è la sua arte che amo di più), quando veniva chiamato ad allietare le veglie serali nelle altre case, "a racconta' le novelle" oppure a declamare la Divina Commedia o l'Orlando Innamorato; il care-taker, perché si dedicava con pazienza ed amore infinito al figlio infermo e alla moglie, provvedendo alla loro cura e alla casa. Quello che mi ha sempre meravigliato e mi stupisce ancora è che Ruggero fosse analfabeta, eppure amava e diffondeva la poesia dei grandi poeti. La paralisi, oltre che lo zio Vittorio, colpirà poi la nonna Bettina e da ultimo anche lui. Non gli è stato possibile insegnare a nonna Laura le ricette segrete dei suoi rimedi per curare la pelle, poiché la malattia gli portò via la voce e la possibilità di muoversi. Nonna Laura ricordava, però, che ogni anno il suo babbo preparava l'olio di San Giovanni (all'epoca pratica molto diffusa in tutte le famiglie), un ottimo rimedio per le scottature, le ferite e gli arrossamenti. Mi piace immaginare il mio bisnonno tra i castagni ed i prati, con il suo tascapane a tracolla, mentre va, al mattino presto, a cercare le sue erbe. Forse è per questo motivo che ogni anno vado a raccogliere i fiori di iperico: è un po' come essere al suo fianco e superare il rimpianto di non averlo mai conosciuto e di non aver mai potuto ascoltare le famose novelle di Ruggero, direttamente dalla sua voce.
Meraviglie tra i cespugli di iperico
Ingredienti:
- fiori di iperico
- olio EVO o di girasole BIO
Quantità:
Per entrambi gli ingredienti, quanto basta per riempire il recipiente
Procedura:
Nei giorni precedenti il 24 giugno, perlustrare la zona per individuare dove cresce l'erba di San Giovanni. Deve essere un luogo lontano dal traffico ed il più possibile dall'inquinamento. Alzarsi all'alba e recarsi nel posto individuato per raccogliere i fiori di iperico, poiché le piante sono ancora bagnate dalla "guazza". Le rugiade cadute nella notte tra il 23 ed il 24 giugno hanno, infatti, il potere di rendere le piante più ricche di proprietà benefiche.
Tornati a casa occorre pulire il più possibile dalle foglie e dagli steli il raccolto e conservare solo la parte fiorita, compresi i boccioli.
Chiudere il recipiente e posizionarlo in pieno sole. Dovrà rimanerci per un'intera fase lunare, circa un mese.
L'olio dovrà assumere un bel colore rosso rubino intenso.
Filtrarlo più volte con un colino a fitte maglie e poi con una garza.
Imbottigliare e riporre in un luogo fresco e buio.
Il fiore del castagno
Che bella questa storia Antonella, leggendoti è come aver comosciuto i tuoi avi. Quelle storie di famiglia che mai andrebbero dimenticate. Un bacio
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