Biscotti salati dell'Amiata grossetana
Si tratta di un biscotto salato, duro e friabile, di color giallo ocra-nocciola e lucido. Si produce in tutta la provincia di Grosseto. Le sue origini si perdono nel Medioevo: le materie prime semplici e facilmente reperibili lo rendevano molto diffuso in tutte le famiglie. Ottimo soprattutto se accompagnato da un buon vino, è un prodotto semplice dall'insolita forma ad otto, cotto due volte, prima scottato nell'acqua bollente per fermare la lievitazione, poi cotto nel forno a legna. Nasce da un'antica tradizione contadina ed è fatto con acqua, sale, farina, semi di anice bagnati nel vino bianco, olio, lievito naturale e tanto "olio di gomito" per impastare,"rimenare" ed allungare. Era ed è un prodotto semplice a lunga conservazione che mantiene per molti giorni gusto e sapore. Il contadino lo portava nel tascapane ed all'occorrenza diventava un pretesto per fare una pausa e recuperare energia per continuare il duro lavoro dei campi: un bicchiere di vino ed un pezzo di biscotto. Il biscotto veniva usato anche per svezzare i bambini e per attenuare la necessità di mordere sempre qualcosa durante il periodo della dentizione. Ma dicevano le nonne "i bambini svezzati a biscotti salati, erano davvero male avvezzati, solo forti sapori li avrebbero poi accontentati".
Ingredienti
1kg di farina 00
un cubetto di lievito di birra
1 bicchiere di acqua tiepida
250 g di olio extravergine di oliva
250 gr di vino bianco
30 g di sale
semi di anice
Fare l'impasto amalgamando la farina, il lievito di birra disciolto in acqua tiepida, l'olio, il vino, il sale e i semi di anice
Tagliarlo a pezzi come per fare i gnocchi. Allungare con le mani ottenendo un bastoncino.
Prendere un'estremità,girarla a sinistra e appoggiarla sul bastoncino stesso
quindi l'altra estremità, dando la tipica forma ad 8.
Mettere a bollire l'acqua in una pentola abbastanza grande,tuffarvi i biscotti 3 o 4 per volta
quando vengono a galla
scolarli su un canovaccio umido e lasciarli asciugare
disporli su una teglia rivestita con carta da forno.
Infornare a temperatura non molto elevata, controllando che assumano il caratteristico colore nocciola chiaro.
Assomigliano almeno per il metodo di cottura ai taralli napoletani,m'intriga tanto questa ricetta,tutta da provare ummm
RispondiEliminaCiao Antonella!!!
RispondiEliminaQuesta ricetta è identica negli ingredienti, tranne che per il tipo di semini usati (in Puglia si usano i semi di finocchio), ai taralli pugliesi.
Li preparo spessissimo e sono supergolosi!!!!
Sei proprio tanto cara Antonella!!!!Trovi sempre le parole giuste per....... aggiustare tutto !!!!A noi ci sembrano tanto buoni, vero? E poi difficili???!!!!Almeno per me. Ti aspetto deny
RispondiEliminauna semplice domanda,io li faccio e gli ingredienti sono simili ai tuoi pero' dopo averli impastati li faccio lievitare i tuoi mi sembra che li cuoci senza lievitazione?
RispondiEliminaGrazie per questa bella ricetta che non conoscevo, sono un ottimo spuntino, aveercene qui ora mentre lavoro al pc sarebbero simpaticida sgranocchiare! :-)
RispondiEliminaTi lascio il saluto e il mio grazie anche qui e il link della E:: http://abcincucina.blogspot.com.es/2012/04/e-come-empoli.html.
RispondiEliminaGrazie per aver partecipato....e ora tutti in Umbria!!!
Aiuolik